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Incontri virtuali
Dov’è il confine tra gioco e tradimento?
– di Guerrino Iacopini –
Pubblicato su Profili Italia anno III numero 5, giugno 2010
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Quante cose, grazie ad Internet, oggi facciamo comodamente dalla poltrona di casa? Grazie alla nostra Home banking, possiamo fare dal nostro salotto qualsiasi operazione bancaria: pagare o riscuotere bonifici, visionare i propri estratti conto, acquistare o vendere azioni e titoli di ogni genere, ricaricare i telefonini, oppure ottenere un finanziamento o un mutuo al miglior tasso d’interesse di mercato.
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TUTTI A CASA!
di Guerrino Iacopini
Ladri, cialtroni, disonesti, e menefreghisti di professione, ecco cosa la popolazione è costretta a vedere dentro tutte le istituzioni nostrane, ecco la causa dei drammi delle persone che nella nostra società sono le più svantaggiate e le più bisognose di aiuto.
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Lacrime e sangue
Ma solo per dipendenti pubblici e pensionati
– di Guerrino Iacopini –
Pubblicato su Profili Italia anno III numero 5 giugno 2010
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In conferenza stampa, Tremonti e Berlusconi, dopo l’ok del Consiglio dei Ministri al decreto legge sulla manovra finanziaria 2011-2013 da oltre 24 miliardi di euro, difendono il provvedimento economico, rilevando soddisfatti che taglia le spese inutili “senza toccare le tasche degli italiani”. Le tasche no, ma le buste paga dei lavoratori onesti si! Infatti, la finanziaria prevede il blocco delle retribuzioni degli statali per tre anni e il pagamento, da parte dello Stato, della loro liquidazione (TFR) a rate, sempre in tre anni. Eh no, questo non va bene! Primo, perché le retribuzioni degli statali sono le più basse in Europa, inferiori persino a quelle di Grecia e Spagna, pur avendo noi un PIL nettamente superiore. Secondo, perché nessun lavoratore statale onesto trova un pirla che a sua insaputa gli versa novanta assegni per pagargli il mutuo, e pertanto fa affidamento sui rinnovi contrattuali per tirare a campare. Già, ma forse Tremonti e Berlusconi quando parlano di non mettere le mani in tasca agli italiani non si riferiscono a loro. Forse quelli che i due leader considerano italiani e a cui pertanto non leveranno un solo euro, sono gli stessi che avevano portato illegalmente all’estero novanta miliardi di “eurucci” e che, se ci avessero pagato sopra le tasse (42%), avrebbero fruttato alle casse dell’Erario 37,8 miliardi di euro. Allora sì che non ci sarebbe stato bisogno di questa finanziaria, e neanche di quella dopo e di quella dopo ancora. Ma quelli sono gli amici degli amici, come si possono chiedere i soldi a loro? A proposito di soldi, sul “Sole 24 Ore” on-line del 15 marzo 2010, nell’articolo “Tremonti, il più povero dei ministri” si legge che il Ministro dell’economia risulta avere un reddito imponibile di 39.672 euro, inferiore persino a quello di un impiegato pubblico, mentre l’anno precedente lo stesso dichiarava 4,5 milioni di euro. Eh no, caro ministro, noi non siamo autorevoli economisti come lei, però, a naso, i suoi conti proprio non ci tornano, le sue soluzioni, proprio non ci piacciono e ai suoi annunci proprio non crediamo. Ritornando alla manovra economica, bisogna però onestamente dire che l’opposizione non ha minimamente indicato, dal canto suo, quali sarebbero state le misure più opportune per affrontare la crisi. Ormai tutti hanno compreso che non esistono più frangiflutti nella politica, tutti sono sulla stessa barca che inesorabilmente naviga, senza fermarsi mai, verso l’isola del tesoro, dove i beni preziosi sono il sudore e i sacrifi ci di noi altri. Perché non si cancellano le Provincie e tutti quegli enti inutili che altro non sono che carrozzoni per burocrati? Perché non si eliminano le oltre 600.000 auto blu, che costano 2,1 miliardi di euro e c’è già una legge che le vieta? Perché non si comincia a far pagare il dovuto pure a banche e assicurazioni? A detta di molti, questo è solo un intervento improvvisato, per tirare a campare, tant’è che è stato etichettato come insostenibile da Regioni e Comuni. Provvedimenti destinati a far cassa nel breve periodo, ma a non cambiare nulla nel lungo termine. Nonostante abbia ricevuto il parere favorevole dall’Ue, la finanziaria non contiene interventi strutturali capaci di metterci al sicuro nel futuro dal rischio Grecia. Come al solito le grandi rendite finanziarie neanche questa volta saranno toccate, mentre Regioni e Comuni dovranno tagliare servizi o aumentarne notevolmente i costi, che ricadranno inevitabilmente sulle persone più disagiate. La politica ha trasformato ogni cosa in un pozzo dove attingere risorse per disegni economici estranei al benessere del Paese. Per questo io, invece di tagliare quell’insignificante eccedenza a deputati e senatori, avrei iniziato a dimezzare le loro poltrone. Chi di voi la pensa diversamente?
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CAOS
Ovvero il perfetto mantenimento dello status quo
– di Guerrino Iacopini –
Pubblicato su Profili Italia anno III numero 5, giugno 2010
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Il “Dio Denaro” ha sconvolto il senso dell’esistere umano, creando un’instabilità morale e spirituale che ha contagiato tutto e tutti: politica, economia, giustizia, spettacolo, sport, scuola, sindacati e società. La politica del terzo millennio - quella del bipolarismo, per intenderci - all’inizio si traduceva unicamente nello stare con o contro Berlusconi, oggi è una rissa continua, in un tutti contro tutti senza vergogna, senza rispetto e senza dignità. Parapiglia dietro al quale si cerca di nascondere il tradimento della fiducia degli elettori, il mancato dovere, l’arroganza, gli inaccettabili privilegi, gli abusi e l’incapacità nell’amministrare il Paese. Da qualsiasi parte si guardi - sinistra, destra e centro - il panorama è sempre lo stesso, reso immutabile dal più subdolo degli inciuci politici della nostra storia: “l’accordo senza riserve tra le parti”. Tale accordo ha trasformato la nostra ragion di stato in “politica del cattivo esempio”, con relativa impunità per gli atti illeciti compiuti dai politicanti. Ma cos’è che in politica offende di più le persone per bene? Forse il fatto che un ministro italiano guadagni centonovemila euro al mese, cioè quasi quanto un comune operaio guadagna in dieci anni? No, l’offesa alla morale non è il “quantum”, che ci potrebbe pure stare. L’immoralità, il ribrezzo e la porcheria stanno nel fatto che quando qualcuno di questi “onorevoli” signori deve acquistare una casa per i propri fi gli, “a loro insaputa” e senza un motivo, qualcuno versa al notaio circa novecentomila euro al posto loro, mentre i fi gli dei comuni lavoratori non riescono neanche a ottenere un modesto mutuo dalle banche. Politici ambiziosi, arroganti e pieni di boria, invece di rappresentare il popolo sovrano, rappresentano solo se stessi e, purtroppo, sempre più spesso, in malo modo. La politica sta cancellando valori, regole, sindacati e opposizione, conducendoci verso l’inevitabile morte della democrazia. Per questi e tanti altri motivi la politica che ci viene propinata quotidianamente proprio non ci piace. Non ci piace neanche la strada che hanno preso l’economia e la finanza, dove ormai conta solo il “Dio Denaro”, nel cui nome tutto si può fare, basta non credere nei valori e nei precetti etici, ma solo a ciò che porta soldi a palate, infischiandosene del mondo che ci circonda. Se questa politica e quest’economia snaturata non ci piacciono, cosa dire della nostra giustizia, serva dei partiti e dei politici? Una giustizia temuta dagli innocenti e derisa da mafi osi e potentati. Una giustizia che sbatte in galera ragazzini in possesso di qualche grammo di hascisc e tiene fuori chi ha causato i fallimenti di Cirio e Parmalat e quelli che hanno consigliato di acquistare i bond argentini, rovinando milioni di famiglie. Una giustizia diversa dalle leggi, che provoca rabbia, amarezza e delusioni indescrivibili tra le persone a modo. Una giustizia che da noi non è uguale per tutti. Che brutti spettacoli di vita siamo costretti a vedere ogni giorno! D’altronde, quelli televisivi non sono certo meglio. Mi si accappona la pelle nel pensare che tra gli idoli dei giovani di oggi compare Fabrizio Corona, principale indagato nell’indagine su “Vallettopoli” per estorsioni ai danni di diversi personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport e condannato a 3 anni e 8 mesi per i ricatti ad Adriano, Marco Melandri e Alberto Gilardino. Oppure la sua compagna, Belen Rodriguez, diventata celebre all’Isola dei famosi, perché “amoreggiava” in diretta Tv con Rossano Rubicondi, mentre il suo fi danzato di allora, l’attaccante del Milan Marco Borriello, stava in Italia a “rosicare”. Anche nello spettacolo, dunque, non conti se sei colto, preparato ed educato, ma solo se il “Dio Denaro” ti fa fare cassa. Che cosa dire dello sport nostrano, che ha scandalizzato il mondo intero con Calciopoli, la più grande truffa sportiva di cui potessimo macchiarci? Il virus dell’illecito arricchimento ha infettato tutti gli sport e in alcuni settori è praticamente impossibile eliminarlo. Che cosa dire poi di quei signori che guadagnano un milione di euro al mese per tirare quattro calci ad un pallone e non conoscono neanche l’indicativo presente del verbo essere? Grazie al “Dio Denaro”, anche loro possono infischiarsene dell’etica e di chi, per tirare a campare, i calci non li tira, ma ogni giorno li riceve in faccia dalla propria vita. Anche qui, senza etica e senza valori, quello che conta è salire sul treno che porta alla notorietà e alla ricchezza. Ci piacerebbe poter dire: “Per fortuna che almeno la scuola funziona”. Per piacere, smettetela di ridere: ho detto ci piacerebbe e non che funziona davvero! Come può funzionare una scuola che non fa distinzioni tra bravi e asini, fra chi studia seriamente e chi invece passa le giornate davanti alla Playstation? Una scuola che non forma né caratteri né ragazzi, che non riesce a vedere un futuro? Da dirigente sindacale, vorrei poter affermare: “Almeno i sindacati fanno qualche cosa!”. Ma mentirei, sapendo di mentire. La maggior parte dei leader sindacali ormai punta solo a passare in politica e occupare una poltrona dorata (vedi Polverini, ultima della lista). Dal 2011 entrerà a regime la riforma Brunetta, che renderà pressoché inutile la contrattazione integrativa e la tutela sindacale per i provvedimenti disciplinari. Di chi la colpa? In gran parte nostra, della nostra scarsa volontà di partecipare e di capire, dell’irresistibile voglia di delegare ai grossi sindacati - quelli che gestiscono il potere - la soluzione dei nostri problemi, senza pensare che chi ha il potere non vuole cambiare proprio nulla, ma tende a mantenere lo “status quo”. Già. Nonostante in tutto regni il caos più assoluto, i dirigenti di ogni settore della nostra società riescono a tenere in perfetto equilibrio lo status quo; e questo, oltre a determinare una situazione d’immobilismo, richiede un compromesso tra parti politiche, sindacali e sociali, per far sì che il potere politico domini sempre più e il popolo sempre meno. E a noi tutto questo proprio non piace!
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Quale ripresa?
Nonostante segnali confortati, l’uscita dal tunnel non è ancora vicina
– di Guerrino Iacopini –
Pubblicato su Profili Italia anno III numero 4 maggio 2010
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Archiviate le elezioni regionali, chi doveva vincere ha vinto e chi doveva perdere ha perso, ma quello che importa di più al popolo italiano è sapere come siamo messi con l’economia nazionale e quando si smetterà di fare sacrifici enormi. Non interessa più sapere se a governare una Regione sarà un candidato di destra o di sinistra, l’enorme astensionismo dei cittadini al voto l’ha dimostrato: quello che alla gente sta più a cuore è apprendere se s’intravede l’uscita dal tunnel della crisi economica e se è vero che la ripresa è finalmente cominciata. Ma a quale attendibile interlocutore rivolgere questa domanda, considerato che i destinatari naturali, ovvero gli economisti, nemmeno vagamente hanno saputo prevedere ciò che stava accadendo sui mercati dopo il fallimento delle più grandi banche d’affari americane? Disoccupazione dilagante, PIL in flessione, costo dei servizi in forte rialzo, cassaintegrati in crescita, rincari per luce, acqua, benzina, autostrade, generi alimentari, scarpe, vestiti, ecc. Esclusi stipendi e salari, tutto è in forte aumento e si consuma di meno: se non si prendono altri provvedimenti, la crisi non si smuove e il Paese non solo non progredisce, ma peggiora enormemente il suo debito, che è già tra i più grandi al mondo. Anche un bambino capisce che se non si fanno crescere gli stipendi, se non si riducono le tasse e gli interessi di prestiti e mutui, se non si realizzano nuove misure di sostegno alle Piccole e Medie Imprese per evitarne la chiusura e la perdita di posti di lavoro, se non s’investe di più in innovazione e ricerca, se non si dà credito alle nuove iniziative imprenditoriali, non si uscirà mai dall’attuale impasse economica e finanziaria. Nonostante i primi sintomi di una tiepida ripresa, la crisi è più grave di come la si dipinge: la dimostrazione sta nel fatto che ben poco in realtà è cambiato negli ultimi mesi, nonostante i massicci incentivi statali stanziati dal Governo per far ripartire l’economia. Chi aveva necessità di sostituire la propria autovettura, approfittando degli incentivi statali previsti per la rottamazione delle vecchie auto, l’ha fatto; pertanto nella seconda metà del 2010 non acquisterà di certo una nuova auto. Se nel primo semestre di quest’anno gli aiuti economici predisposti dal Governo hanno portato in alcuni settori una modesta crescita nelle vendite, nella seconda parte dell’anno è prevedibile un notevole calo della domanda in quegli stessi settori. Nel solo comparto auto (es. FIAT) è prevista una diminuzione degli ordinativi fi no al 30% rispetto ai primi centottanta giorni dell’anno, con naturale aumento della cassa integrazione e probabile chiusura di qualche stabilimento. Dovendo onestamente ammettere che una modesta ripresa c’è, non mi sento però di condividere le valutazioni di quanti sostengono che ormai siamo usciti dal tunnel della crisi. La ripresa, pur contenuta, a mio giudizio sarà evidente solo fi no all’estate; in futuro, contrariamente a quanto sostengono i buonisti dell’economia nostrana, mi attendo una nuova caduta. Vorrei ricordare che negli anni ’30 ci furono ben sei false partenze dell’economia prima di quella “vera”. Se tutto ciò che fi no ad ora abbiamo ipotizzato avrà un riscontro positivo, assisteremo a una nuova crisi dell’economia, che rispetto a quella passata sarà caratterizzata in tutto il suo perdurare da tassi d’interesse crescenti, dovuti all’enorme indebitamento che i governi hanno contratto in questi anni (vedi Grecia). Morale della favola: la mancata ripresa, nel caso di una nuova crisi, farà sì che il debito, non potendo essere pagato dalle azioni in termini di rendimenti reali, dovrà essere contenuto, come al solito, scavando nei redditi fissi. Come dire: quando c’è da ritirare soldi, a prenderli sono sempre gli stessi, e peggio ancora, quando c’è da pagare, a farlo sono sempre i soliti diavoli, governi la destra o la sinistra. La scomparsa della lotta sindacale e l’esaurimento di idee, progetti e strategie politiche nel nostro Paese lascia intravedere tempi non facili per chi si spacca la schiena dalla mattina alla sera. A chi ci chiede quando inizierà la vera ripresa, sconsolatamente rispondiamo: “non prima della fi ne del 2012”, con la speranza di essere smentiti prima.
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