Quale ripresa?
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Quale ripresa?
Nonostante segnali confortati, l’uscita dal tunnel non è ancora vicina
– di Guerrino Iacopini –
Pubblicato su Profili Italia anno III numero 4 maggio 2010
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Archiviate le elezioni regionali, chi doveva vincere ha vinto e chi doveva perdere ha perso, ma quello che importa di più al popolo italiano è sapere come siamo messi con l’economia nazionale e quando si smetterà di fare sacrifici enormi. Non interessa più sapere se a governare una Regione sarà un candidato di destra o di sinistra, l’enorme astensionismo dei cittadini al voto l’ha dimostrato: quello che alla gente sta più a cuore è apprendere se s’intravede l’uscita dal tunnel della crisi economica e se è vero che la ripresa è finalmente cominciata. Ma a quale attendibile interlocutore rivolgere questa domanda, considerato che i destinatari naturali, ovvero gli economisti, nemmeno vagamente hanno saputo prevedere ciò che stava accadendo sui mercati dopo il fallimento delle più grandi banche d’affari americane? Disoccupazione dilagante, PIL in flessione, costo dei servizi in forte rialzo, cassaintegrati in crescita, rincari per luce, acqua, benzina, autostrade, generi alimentari, scarpe, vestiti, ecc. Esclusi stipendi e salari, tutto è in forte aumento e si consuma di meno: se non si prendono altri provvedimenti, la crisi non si smuove e il Paese non solo non progredisce, ma peggiora enormemente il suo debito, che è già tra i più grandi al mondo. Anche un bambino capisce che se non si fanno crescere gli stipendi, se non si riducono le tasse e gli interessi di prestiti e mutui, se non si realizzano nuove misure di sostegno alle Piccole e Medie Imprese per evitarne la chiusura e la perdita di posti di lavoro, se non s’investe di più in innovazione e ricerca, se non si dà credito alle nuove iniziative imprenditoriali, non si uscirà mai dall’attuale impasse economica e finanziaria. Nonostante i primi sintomi di una tiepida ripresa, la crisi è più grave di come la si dipinge: la dimostrazione sta nel fatto che ben poco in realtà è cambiato negli ultimi mesi, nonostante i massicci incentivi statali stanziati dal Governo per far ripartire l’economia. Chi aveva necessità di sostituire la propria autovettura, approfittando degli incentivi statali previsti per la rottamazione delle vecchie auto, l’ha fatto; pertanto nella seconda metà del 2010 non acquisterà di certo una nuova auto. Se nel primo semestre di quest’anno gli aiuti economici predisposti dal Governo hanno portato in alcuni settori una modesta crescita nelle vendite, nella seconda parte dell’anno è prevedibile un notevole calo della domanda in quegli stessi settori. Nel solo comparto auto (es. FIAT) è prevista una diminuzione degli ordinativi fi no al 30% rispetto ai primi centottanta giorni dell’anno, con naturale aumento della cassa integrazione e probabile chiusura di qualche stabilimento. Dovendo onestamente ammettere che una modesta ripresa c’è, non mi sento però di condividere le valutazioni di quanti sostengono che ormai siamo usciti dal tunnel della crisi. La ripresa, pur contenuta, a mio giudizio sarà evidente solo fi no all’estate; in futuro, contrariamente a quanto sostengono i buonisti dell’economia nostrana, mi attendo una nuova caduta. Vorrei ricordare che negli anni ’30 ci furono ben sei false partenze dell’economia prima di quella “vera”. Se tutto ciò che fi no ad ora abbiamo ipotizzato avrà un riscontro positivo, assisteremo a una nuova crisi dell’economia, che rispetto a quella passata sarà caratterizzata in tutto il suo perdurare da tassi d’interesse crescenti, dovuti all’enorme indebitamento che i governi hanno contratto in questi anni (vedi Grecia). Morale della favola: la mancata ripresa, nel caso di una nuova crisi, farà sì che il debito, non potendo essere pagato dalle azioni in termini di rendimenti reali, dovrà essere contenuto, come al solito, scavando nei redditi fissi. Come dire: quando c’è da ritirare soldi, a prenderli sono sempre gli stessi, e peggio ancora, quando c’è da pagare, a farlo sono sempre i soliti diavoli, governi la destra o la sinistra. La scomparsa della lotta sindacale e l’esaurimento di idee, progetti e strategie politiche nel nostro Paese lascia intravedere tempi non facili per chi si spacca la schiena dalla mattina alla sera. A chi ci chiede quando inizierà la vera ripresa, sconsolatamente rispondiamo: “non prima della fi ne del 2012”, con la speranza di essere smentiti prima.
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