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Tradimenti On-line
Con internet la scappatella è più facile
– di Guerrino Iacopini –
Pubblicato su Profili Italia anno III numero 4, maggio 2010
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La società moderna è caratterizzata anche dal fatto che un numero crescente di donne si concede scappatelle extraconiugali. Sempre più indipendenti e insoddisfatte di quello che la vita concede loro, aumentano di ora in ora le mogli che tradiscono i mariti senza provare il minimo senso di colpa. Tutto ciò, ovviamente, è manna che piove dal cielo per quei maschi (anche loro, eh!) poco inclini alla fedeltà. Il sesso è come la droga: c’è chi in vita sua si è fatto solo una “canna”, tanto per provare, e chi invece sta a “rota” e ha bisogno in continuazione di roba. Esclusi casi d’impotenza totale, il tradimento sembra essere diventato uno sport nazionale, dove noi italiani siamo campioni del mondo. E allora ci si domanda: ma come sono in realtà le scappatelle del terzo millennio? I sentimenti, la famiglia e i fi gli che ruolo giocano? La maggior parte delle persone vive nella convinzione che le crisi coniugali capitino solo alle altre coppie e in molti matrimoni si comincia a pensare alla crisi solo quando emergono irreparabili sintomi della rottura. Alcuni nella loro routine quotidiana riescono a vivere una doppia vita, trasformando il tradimento in una sorta di matrimonio parallelo. Altri, costretti per motivi di lavoro a stare l’intera giornata fuori casa, magari dietro una scrivania e un computer, non avendo più rapporti sociali con il resto del mondo, nel sentire gli ormoni che si scatenano e intorno a loro colleghe poco attraenti, possono solo cercare l’altro sesso in Rete e organizzare un incontro dal vivo con chi come loro sta cercando la stessa cosa. Sul web è praticamente impossibile sentirsi soli: ci sono siti per incontri tra single (http://www.meetic.it), (http://www.zoosk.com), (http://www.onedate.com), (http://www.incontrissimi.com), anche più intimi e maliziosi (http://www.flirtami.it), fino a organizzarti vere e proprie scappatelle extraconiugali, facendoti consumare il tradimento in modo discreto (http://www.gleeden.com). Non mancano siti dove ragazzine ti fanno lo strip (http://www.ragazzeinvendita.com) oppure portali per lo spogliarello riservato alle signore (http://www.stripman-max.it). Ancora, siti per incontri trasgressivi (http://www.migliori-incontri.it) e a scopo esclusivamente sessuale (http://incontri.excite.it), (http://www.gratis-chatit.eu), e per chi ama il brivido, non mancano indirizzi che propongono scambi di coppia, trans, travestitismo, Gang Bang e tante altre fantasie erotiche inusuali (http://www.laurax.it). Su Internet c’è davvero l’imbarazzo della scelta e quando gli incontri virtuali si trasformano in appuntamenti reali, il tradimento è scontato. Gente alla ricerca su Internet di sesso e non di amore, dove ogni traditore è a caccia di una traditrice per sfogare insieme con lei istinti primitivi, per poi tornare la sera a casa a fare i bravi genitori di famiglia. Questo fi no a quando le cose vanno bene, ma non sempre la tecnologia è amica: telefonate, sms e posta elettronica possono essere per gli infedeli molto pericolosi, e quando uno dei coniugi decide di fare un controllino, spesso ci scappa il divorzio. Già, la famiglia. Chi tradisce di solito la chiude in un cassetto, perché se si pensasse a prole e coniuge, non si tradirebbe mai. La famiglia torna a contare quando ormai è troppo tardi. Il tradimento quasi sempre è privo di sentimenti affettivi da ambo le parti, perché inizia proprio con il presupposto di essere un qualche cosa di diverso da una futura unione. Divorzi, sesso senza sentimento e figli sbandati sono la causa prima dei tradimenti e nonostante ciò i fedifraghi sono in aumento. Spesso l’infedeltà si presenta come un evento del tutto inatteso, alcune volte è piacevole, altre invece i rapporti fra traditore e tradito prendono pieghe inaspettate, dove l’adulterio diventa addirittura il peggiore degli incubi che una persona possa vivere. Quindi attenzione alle amicizie sul web: potranno forse sbollire ormoni infuocati ma verso la distruzione del proprio futuro il passo è breve.
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Vita spericolata
I giovani oggi: senza più regole e ideali
– di Guerrino Iacopini –
Pubblicato su Profili Italia anno III numero 3, aprile 2010
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Ma perché molti giovani d’oggi preferiscono una vita spericolata, fatta di alcol, droghe, sregolatezze sessuali e povera di affetti? Una vita piena di superficialità, di guai, al limite della follia e della legalità? Negli ultimi quarant’anni la società è cambiata parecchio: in pochissimo tempo ha spazzato via regole di vita millenarie e modificato gli usi e i costumi di tutto il pianeta. I ragazzi di oggi, senza più ideali e privi di ogni riferimento, se ne fregano di tutto e tutti, vivono alla giornata e la sola cosa che conta è mettersi in mostra il più possibile, perché apparire equivale a esistere. La loro vita è caratterizzata dall’instabilità, che regna sovrana su ogni cosa e pertanto non sanno mai cosa può accadere. Senza certezze e senza futuro, vivono velocemente il presente, come se fossero attori di un film, dove grazie al bombardamento mediatico ricevuto, i loro eroi sono i personaggi negativi della società. Allora si forza ogni situazione, si cerca di superare ogni limite, perché questo è l’unico modo per sentirsi vivi; la vita spericolata pare l’unica possibile, mentre tutto il resto è insofferenza. Molti sostengono che la colpa principale è della famiglia, dove i genitori sempre più spesso sono assenti ingiustificati, oppure troppo presi dai loro problemi quotidiani, non hanno più voglia di stare ad ascoltare i desideri, le aspirazioni e i sogni dei loro fi gli. Per correttezza, bisogna precisare che i cambiamenti avvenuti nella nostra società in questi anni hanno fatto si che la famiglia tradizionale non esista più. Al suo posto sono subentrati altri modelli e i giovani crescono e si formano in sintonia con i cambiamenti della società. Alcuni genitori di oggi o sono troppo autoritari e quindi stanno a vedere solo se i loro ragazzi hanno ubbidito o meno, senza sforzarsi di comprendere le loro necessità, oppure si comportano da amici, e per questo sono poi costretti a un eccessivo permissivismo. Sia nell’uno che nell’altro caso, i ragazzi non hanno un punto di riferimento, una guida cui affidarsi e allora seguono il “branco” e le sue “regole”. Il rifiuto della società, della politica e delle norme, la mancanza di un’educazione e di un punto di arrivo nella vita, li spingono alla voglia di divertimento e di mettersi in mostra a tutti i costi: la vita spericolata è il mezzo, il fi ne e la soluzione a ogni problema. Oggi questo modo di vivere tra i giovanissimi è diventato un fenomeno di massa, il solo modo che li faccia sentire vivi, ma che invece per ironia della sorte li porta a finire sempre più spesso all’ospedale in coma etilico o contro un albero a folle velocità. I giovani non sono altro che il risultato di una presenza positiva o negativa che cammina accanto a loro o, peggio ancora, di un’assenza intollerabile. A parole ne siamo sempre fi eri, nei fatti ci comportiamo come se fossero inutili, non insegniamo loro più niente, non ci interessano più i loro sentimenti, non li seguiamo e per questo non riusciamo a coglierne segnali. Il loro distacco dalla società è sempre più abissale, giornate intere sciupate al computer alla ricerca di una felicità virtuale. Con il loro modo di fare potrebbero sconvolgere le regole dell’intero pianeta o addirittura disintegrarlo, ricostruendolo daccapo. Forse questo modo incosciente e sconsiderato di vivere la vita sarebbe diverso, se accanto, invece di genitori-amici, avessero un padre e una madre che s’interessassero di più a loro e insieme creassero le fondamenta per un futuro reale.
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AIDS
Un male oscuro a lungo sottovalutato
– di Guerrino Iacopini –
Pubblicato su Profili Italia anno III numero 2, marzo 2010
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Di Aids si parla poco, sempre meno. Ma il pericolo è sempre in agguato. Gli anni ‘80 sono stati quelli della grande paura, poi con il passare del tempo il timore si è attenuato e le difese si sono abbassate, fi no a credere che il problema non esista più o che il male sia stato vinto. Niente di più errato: il virus HIV continua ad infettare e a mietere vittime, anzi. Dal 2007, in tutto il mondo i contagiati sono di nuovo in aumento, dopo anni che si registrava una continua diminuzione. Segno che si è trascurata la prevenzione. Ogni giorno in Italia 11 persone sono infettate dal virus HIV, il 20%, pensate, solo a Milano. Il capoluogo lombardo detiene il triste record di città italiana con il maggior numero di sieropositivi. Il primo motivo di contagio oggi sono i rapporti sessuali non protetti, venti anni fa, invece, l’infezione avveniva soprattutto per lo scambio, tra tossicodipendenti, di siringhe sporche di sangue. Infatti, il virus dell’AIDS si trasmette esclusivamente tra gli esseri umani, tramite il sangue, lo sperma, il liquido preseminale dell’uomo (quella gocciolina sul glande che compare molto prima dell’eiaculazione), le secrezioni vaginali della donna e il latte materno. Per colpire, deve farsi strada nell’organismo tramite mucose interne o ferite aperte anche leggermente. La saliva, il sudore o le lacrime non contengono abbastanza virus attivo da consentire un eventuale contagio. Ma in caso di rapporti sessuali non protetti con una persona sieropositiva, può bastare una volta. La scomparsa dei valori di base, dell’integrità, della rettitudine personale e della fedeltà coniugale ha portato gli individui a una mondanità dissoluta, dove per fare sesso (senza protezione) basta che due sguardi sorridenti si incrocino. Tutto ciò fa sì che i tossicodipendenti, che una volta erano la categoria più a rischio, oggi sono i più rigorosi nella prevenzione e quindi riescono a salvarsi o a curarsi in tempo, mentre chi ha rapporti sessuali col primo che capita non pensa minimamente al pericolo che corre, e non si rende conto di essere sieropositivo se non quando si manifestano i gravi sintomi del male. Il 60% dei malati, infatti, scopre di esserlo solo quando gli viene diagnosticata l’Aids, in altre parole la malattia vera e propria. E fi n quando non ne prende coscienza, contagia a sua volta tutti i partner occasionali con i quali fa sesso; questi, altri ancora, innescando una catena inarrestabile. La maggior parte dei giovani non sa il preservativo, più per superficialità e sfrontatezza che per cattiva informazione. Nel mondo sono più di 33 milioni i sieropositivi, e da quando è venuto alla luce, questo male ha ucciso più di 25 milioni di persone. La medicina attuale non è riuscita a debellare il virus, ma i farmaci “antiretrovirali” riescono ad evitare che degeneri e si espanda, trasformando la malattia da mortale a cronica, e ciò ha allungato notevolmente la vita dei malati. Ma molti si domandano: in una società dove a prevalere è il “Dio Denaro”, l’immoralità, dove alla base di ogni scandalo emergono sempre più spesso mariti fedifraghi, prostitute, transessuali e casalinghe zoccole, dove l’etica sembra orientata solo all’incetta di soldi, sesso e droga, sarà mai possibile eliminare un male tanto tremendo e spaventoso? Secondo il mio modesto punto di vista, come tutti i mali, alla fi ne anche questo sarà sconfitto, ma nel frattempo l’arma migliore è una sola: “La prevenzione”. Mentre per i valori di base, l’etica e la moralità non c’è più speranza che tornino a prevalere nella nostra società.
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La fine di un incubo
Negli USA finalmente una sanità per tutti
– di Guerrino Iacopini –
Pubblicato su Profili Italia anno III numero 2,marzo 2010
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Nella notte che ha segnato il passaggio dall’inverno alla stagione più mite dell’anno, negli Stati Uniti d’America, il Congresso, sotto la guida ostinata di Nancy Pelosi, dopo una maratona interminabile, dopo tante controversie, ostacoli e clamorosi cambiamenti di fronte, con 219 voti favorevoli (tutti democratici, senza neanche un voto repubblicano) e 212 contrari, ha approvato il provvedimento che permette l’assistenza medica a 32 milioni di americani che ne erano sprovvisti e portato questa nottata nella storia. Obama è riuscito dove, da oltre un secolo, tutti i presidenti americani erano stati sconfitti: l’eliminazione della più grande ingiustizia sociale compiuta nei confronti degli americani più deboli e bisognosi. Questa riforma rende accessibile una copertura assicurativa al 95% dei cittadini non anziani, espandendo il servizio “Medicaid” (un programma federale sanitario che provvede a fornire aiuti agli individui e alle famiglie con basso reddito salariale) e offrendo benefi ci fi scali senza i quali molte persone non potrebbero permettersi un’assicurazione. Il servizio per i cittadini indigenti sarebbe esteso a tutti quelli che superano la soglia di povertà a livello federale, in altre parole circa 29 mila dollari l’anno per una famiglia di quattro persone. Per il presidente Barack Obama si tratta di una vittoria importantissima, perché con essa comincia a vedere realizzate le sue idee, ispirate a un cambiamento reale degli USA. Bambini che soffrivano di malattie congenite che l’assicurazione non copriva e che quindi non potevano essere curati, da oggi sono per legge coperti dall’assicurazione e quindi potranno curarsi. Lavoratori che cambiando posto di lavoro, rischiavano di perdere l’assicurazione, da oggi sono obbligatoriamente tutelati contro i rischi d’infortuni e malattie. La riforma costerà alle casse americane 940 miliardi di dollari in 10 anni e rivoluzionerà i metodi assistenziali degli ospedali e delle assicurazioni. Dopo appena quattordici mesi alla Casa Bianca, Obama ha ottenuto un risultato importantissimo per i cittadini del suo Paese, precluso a molti presidenti prima di lui. Roosevelt, Truman, e persino Bill Clinton, avevano provato in un secolo a far passare una legge sanitaria nazionale, ma le potentissime lobby farmaceutiche e assicurative erano sempre riuscite a impedire che fosse approvata, ovviamente per tornaconti economici propri. Adesso una cosa è certa: mentre l’industria della salute e le assicurazioni usciranno trasformate, gli esclusi, ovvero quelle persone che non ce la fanno a tirare avanti e hanno bisogno di aiuto, saranno riportate dignitosamente dentro il sistema. Per questo motivo, la nuova legge, nell’impedire gli abusi disumani delle compagnie di assicurazione, consentirà all’America di compiere un grande salto in avanti nell’affermazione dei diritti sociali. Per Obama è la fi ne di un incubo durato 14 mesi: con questa riforma aveva messo in gioco tutto il suo futuro politico; ma anche per 32 milioni di americani si sta dissolvendo l’ombra di un capitalismo sanitario che accumulava ingenti profitti sulle proprie sofferenze.
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Giustizia telematica
In italia funziona poco e male
– di Guerrino Iacopini –
Pubblicato su Profili Italia anno III numero 2 marzo 2010
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Non bisogna necessariamente essere di destra per sostenere che in Italia tutto ciò che attiene alla “Giustizia” andrebbe onestamente rivisto, perché ormai non si può più nascondere che il “terzo potere” dello Stato è gravemente malato. La maggioranza dei nostri concittadini non ha alcuna fiducia nella giustizia e non passa giorno che sentenze scandalose turbino l’animo degli italiani e minino la fiducia degli stessi verso l’autorità giudiziaria. Tribunali fatiscenti, processi senza termine, costi pazzeschi, fanno sì che sempre più spesso chi subisce un torto o un danno decida di non intraprendere un procedimento giudiziario a propria difesa, perché questo, per i motivi appena esposti, è più doloroso del torto o del danno subiti. E le nuove tecnologie di certo non potranno risolvere gli antichi mali della giustizia italiana, ma sicuramente darebbero il loro contributo per migliorarla. Iniziare un procedimento giudiziario e seguirne l’evolversi interamente in Rete, senza doversi poi recare fisicamente in tribunale per l’udienza, scambiare i documenti attraverso i sistemi informatici, ridurre i tempi dell’intero processo e ovviamente i costi, sarebbero solo alcune migliorie che cittadini e imprese si aspettano dall’accesso ai servizi telematici. Nel 2007, il Consiglio d’Europa, preso atto che nella Comunità Europea circa 10 milioni di persone sono implicate in controversie transfrontaliere, ha deciso di creare un portale europeo esclusivamente per l’ejustice, in modo da garantire al cittadino un migliore accesso alla giustizia, ma anche di incrementare l’efficienza del mercato unico. Ma siamo ancora molto lontani dall’idea di un vero e proprio processo elettronico. In Finlandia, invece, già a partire dal 1993 i procedimenti civili iniziano tramite una comunicazione telematica e, sempre in materia civile, quasi tutti i documenti ricevuti dalle Corti sono in formato elettronico. Dal 1998 le stesse procedure informatiche sono utilizzate anche per i procedimenti penali. In Austria, tutte le comunicazioni tra gli uffici giudiziari e gli avvocati avvengono in formato elettronico, inoltre, invece di depositare gli atti in formato cartaceo, spedendoli agli uffici giudiziari in formato elettronico, si ottiene una notevole riduzione sui cosiddetti diritti di cancelleria. Gli uffici giudiziari tedeschi e quelli portoghesi adottano già da tempo decreti ingiuntivi telematici, e in Inghilterra si può ottenere addirittura un decreto ingiuntivo esecutivo, grazie a una procedura informatica via web, senza l’intervento del giudice se la parte debitrice non vi si oppone. In Italia sono stati compiuti grandi investimenti nel settore della giustizia telematica, specialmente nel cosiddetto “Processo civile telematico” e nel “fascicolo elettronico”, ma i risultati ad oggi sono apparsi piuttosto deludenti. Molti si domandano perché ciò che in altri Paesi è semplice ed efficiente, da noi è complicato e non funziona mai. Forse perché siamo noi a volere che molte, moltissime cose non funzionino. Prendiamo ad esempio l’informatizzazione nella Pubblica Amministrazione. All’estero va che è una meraviglia ed è concepita come servizio ai cittadini e alle imprese. Nella nostra P.A. invece, è il più grande business del momento. Chi controlla se un sito web risponde effettivamente alle necessità degli utenti? E che non sia soltanto uno specchietto per le allodole, portando fiumi di soldi alle ditte realizzatrici, che come al solito sono di proprietà dei soliti amici degli amici? Chi controlla se un portale che vale 500.000 euro è stato invece pagato 1.000.000 di euro? Perché nella nostra P.A. un programma ordinato in versione 1.0, l’anno seguente si riacquista in versione 2.0, l’anno dopo ancora in versione 3.0 e così via, mentre da altre parti questo non avviene? Non è che la giustizia elettronica fuori funziona perché concepita come un “servizio” funzionale ed efficiente per i suoi utenti, finalizzato ad aumentare il benessere dei cittadini, la crescita e la competitività del Paese, nonché la fi ducia nelle istituzioni, mentre da noi è contemplata solo come potere?
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