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IL MALATO, MIO FRATELLO

di Guerrino Iacopini

Conobbi Padre Francesco all’ospedale romano San Camillo, la notte che la mamma di una persona a me molto cara stava morendo per un’ischemia cerebrale.

Per colpa di uno dei più brutti momenti del mio passato, solo a guardare dall’esterno un ospedale sto male, molto male e so per esperienza che quelli dentro stanno assai peggio di me, per questo cerco subito di guardare altrove e pensare velocemente alle cose più strane per svuotare la mia mente e non pensare ai dolori che la vita ogni tanto ci regala. Ma come si fa a non essere accanto alle persone alle quali si vuole bene nei loro momenti di angoscia e di dolore? Io non lo so come si fa, per questo ho attraversato tutto l’ospedale e in ogni persona che incontravo, vedevo i segni dello sconforto e del dolore tatuati sui loro volti. Nei lunghi corridoi non s’incontra mai un sorriso, una gioia e per molti neanche una speranza, ecco perché gli ospedali non mi piacciono, perché anche se non sei un parente, un amico o un conoscente, il dolore altrui ti assale, ti entra dentro e ti fa stare male. Arrivato al reparto giusto, chiesi a un’infermiera se poteva chiamare la mia amica e quando Irene uscì dalla stanza, non vidi lei ma l’incarnazione della sofferenza, del dolore e dell’angoscia. Non riuscivo a dire una sola parola perché dentro di me sentivo che contrariamente a quanto sperava lei, presto la mamma l’avrebbe lasciata per salire in cielo. In quel momento apparve Padre Francesco sorridente e venne verso di me per abbracciarmi come se lo conoscessi da una vita. A differenza di Irene non parlava di speranza o di salvezza e la sua tranquillità e la felicità che lo circondava mi sembravano irreali e assurde fino a quando disse: “Il paradiso è lo stato dell’anima, è dentro di noi come l’inferno e la tua mamma, qualsiasi sarà il suo destino, ha il paradiso dentro ed io di questo sono certo, sia io che lei lo abbiamo sentito”, poi aggiunse, durante la notte passerò più volte a trovarla, le accarezzerò una mano e parlerò con lei, le dirò che Dio è lì accanto a lei in quell’angusta stanza perché Lui l'ama più di ogni altra cosa e chi più di un ammalato ha bisogno del Suo amore? Questo la farà stare meglio, ne sono convinto. Non diceva queste cose per consolarci ma perché come ho scoperto più tardi, per lui la vita è dedizione verso le persone malate e verso i sofferenti perché questi altri non sono che suoi e nostri fratelli e come tali meritevoli di cure Pastorali che guariscono l’anima e alleviano dolori e dispiaceri. Da quel giorno sono diventato amico di Francesco, mi ha parlato del suo Paese, il Bangladesh, nazione molto povera dove la persona malata, a qualunque religione appartenga, grazie al sistema delle caste, è posta sull'ultimo gradino della scala sociale e questa miserabile condizione, comporta un’insufficiente o una totale privazione di cure, di assistenza di solidarietà e di considerazione della persona umana, che portano il malato a perdere l’entusiasmo e la voglia di vivere. Padre Francesco, sta per conseguire il Dottorato in Pastorale Sanitaria all’Istituto Camillianum per dare ai malati e ai sofferenti, proprio come un semplice pastore, una cura pastorale e subito dopo la laurea tornerà nel suo Paese. Francesco ha molte idee e uno specifico progetto a riguardo, per questo sia la sua tesi sia il progetto s’intitolano: "Il malato, mio fratello". Una volta abbiamo parlato un’intera notte del progetto con il quale spera di cambiare la miserabile sorte di così tante persone povere e mi ha raccontato come dalle sue parti si potrebbero salvare molte vite umane con pochi centesimi, mi ha detto che le donne che devono partorire non hanno ospedali e medicine per il parto e che molti malati potrebbero essere curati e salvati davvero con un modesto aiuto da chi nella vita ha invece avuto tanto. Ogni suo pensiero è riempito da questo suo grande desiderio, che dovrebbe essere invece il desiderio di ognuno di noi. Lui si definisce un povero piccolo prete che ha ricevuto da Dio il dono di cercare il modo di alleviare le sofferenze dei suoi e nostri fratelli e fa di tutto per riuscirci. Si Padre Francesco è davvero un piccolo prete ma ne conosco pochi di grandi uomini come lui, per questo sono fiero di essere suo amico e so già che quando tornerà a casa a me mancherà.